sabato 24 novembre 2012

Recensione Film: Vanishing on 7th Street


Uno dei poster del film

Regia: Brad Anderson
Genere: Horror-Thriller-Drammatico
Anno: 2010
Paese di produzione: U.S.A.

E si parte con una nuova trilogia di recensioni, stavolta dedicata a tre Piccole Perle! Perchè questo titolo, il cui acronimo è tra l'altro P.P. (pipì)? Beh, perchè si tratta di film a cui non avrei dato un centesimo, e invece sono state delle sorprese molto gradite!
Sono tre film che non hanno raggiunto per vari motivi il grande pubblico, ma che, a mio modestissimo avviso, si rivelano molto validi. Abbandono quindi per un po' il mondo degli zombie-movie (anche per variare) per entrare nel mondo del puro soprannaturale e del bizzarro. Parlando di Vanishing on 7th Street direi soprattutto del soprannaturale.

E dell'angoscia.

TRAMA IN BREVE
Una notte normale a Detroit, una notte come tante. All'improvviso un black-out totale. E quando la luce torna non c'è più nessuno. Delle persone che c'erano sono rimasti solo gli abiti per terra, come palloncini sgonfi. Svaniti nel nulla. Risucchiati chissà dove dalle ombre che vivono nell'oscurità.
I fortunati sopravvivono grazie a fonti di luce indipendenti, come torce elettriche, accendini, candele.

Dopo solo tre giorni la città è ormai deserta e buia; il sole non nasce ormai da un giorno. Non sappiamo come sia messo il resto del mondo, sappiamo solo che anche in altri luoghi sta accadendo.
I protagonisti sono tra i pochi, forse i soli, sopravvissuti in città: un proiezionista di un multisala (Paul), una dottoressa (Rosemary) e un reporter (Luke) si ritrovano, dopo un girovagare di due giorni, nell'unico edificio con la corrente ancora funzionante, un bar dentro cui c'è un ragazzo che tiene in vita il generatore di emergenza.
Ben presto però si accorgeranno che quell'unica luce rimasta in città è solo l'ultima candela per acchiappare le ultime falene in circolazione, e non tutti riusciranno a sopravvivere all'ultima notte.

APPROFONDIMENTI (con possibili spoiler)
Il film si rifà all'inspiegabile fatto accaduto nella colonia di Roanoke, secondo insediamento inglese nei futuri Stati Uniti d'America. Nel 1587 si stabilirono sull'isola 116 coloni. Il capo della spedizione John White dovette però fare ritorno in patria. Tre anni più tardi, al suo ritorno sull'isola di Roanoke, dei colini non vi era più traccia. Erano rimaste solo le abitazioni, intatte, nè cadaveri nè tombe, nè tantomeno alcun segno di battaglia. L'unica cosa che fu ritrovata fu una scritta su un albero: CROATOAN.
Ci sono varie ipotesi sulla sparizione: si suppone che i coloni si siano integrati con le popolazioni indigene; si suppone che tali popolazioni invece li abbiano massacrati; altri ipotizzano un improvviso tornado; altri che si siano trasferiti sulla vicina Isola di Croatoan, sulla quale però fu impossibile arrivare a causa della tempesta. Fatto sta che, ad oggi, nessuno ha trovato una risposta.
Personalmente quando seppi questa storia rabbrividii, e vederla rappresentata nel film in epoca moderna mi ha fatto un po' lo stesso effetto. Trovo agghiacciante anche solo pensare che 116 persone potrebbero essere svanite nel nulla...

Il film, come già detto, è molto ben realizzato: tiene in tensione dall'inizio alla fine, pur mantenendo una certa raffinatezza nel raccontare questa truce e angosciante storia.
Come in ogni buon periodo post-apocalittico, anche qui inizia una lotta tutti contro tutti, alla disperata ricerca di luce elettrica e non. In una delle prime scene dopo l'introduzione del film, si vede Luke che si rinchiude in una macchina con le sue torce elettriche a portata di mano quando un uomo bussa con insistenza alla portiera perchè ha l'accendino scarico. Nonostante il bisogno, l'uomo viene lasciato al buio, e avvolto dalle ombre svanisce come tutti gli altri.
I protagonisti sono ben caratterizzati, anche se non si ha molto tempo per scoprire il loro passato. Si sa solo che ognuno di loro ha perso qualcuno in questa apocalisse, e ognuno di loro viene infatti ingannato dalle ombre con allucinazioni riguardanti le persone a loro più care. E' così che l'oscurità prende la Rosemary, facendole vedere il suo bambino sotto la luce di un lampione.
Anche le reazioni che loro hanno alla tragedia sono ben studiate e realistiche. Ognuno di loro rappresenta un aspetto dell'umanità: Rosemary rappresenta la parte spirituale, crede che tutto dipenda da una volontà divina; Luke è quello più freddo, razionale, non gli frega niente del motivo per cui tutto ciò è successo, ma punta solo a sopravvivere; Paul invece è il fatalista, è ciò che dovave succedere forse per far sì che la Terra si salvasse.
Un'altra delle ipotesi è invece che tutto ciò serva a far prendere coscenza di sè. "Io esisto. Io esisto". E' questo ciò di cui chi sta per scomparire vuole convincersi. Di sè. Ed è questo che l'ultimo sopravvissuto si ripete, come una preghiera indirizzata ad un Dio che forse, come dice Luke, è scomparso anche lui.
Ma la mattina del quarto giorno il sole sorge. Rimane da vedere se sarà una nuova alba per l'umanità o semplicemente la Terra che prosegue il suo giro imperterrito nell'universo, senza badare agli insetti che la popolano.



A differenza di molti film horror, la scelta delle musiche è molto particolare. Ci sono diversi pezzi Rhythm and Blues che rendono l'atmosfera altamente surreale. Certo per un film del genere non è usuale, ma devo dire che danno un tocco di classe al tutto, specialmente la riccorrente canzone Your Good Thing (is about to end) (che se cliccate sul titolo andate su youtube a sentirvela, ho pensato proprio a tutto!) che si presenta straziante e malinconica nonostante quella punta di falsa spensieratezza; direi che l'atmosfera che riesce a ricreare questa canzone di Mable John racchiuda tutto lo spirito della pellicola. Ascoltatela che merita.

Scene sanguinolente non ce ne sono, viene sempre mantenuta una certa sobrietà nella narrazione. Le persone che spariscono spariscono e basta, si dissolvono nell'ombra, anzi si fondono con l'ombra, per divenire ombre a loro volta. Tuttavia, e questa raccontarla mi è d'uopo, all'interno dell'ospedale era rimasto un uomo a operazione ormai iniziata, col petto aperto, agonizzante. Per sua fortuna dopo poco c'è stato un altro black out ed è stato inghiottito dalle ombre...

Vanishing on 7th Street ricorda film come il recente ...E venne il giorno di Night m. Shyamala, o per lo meno ne ricorda un po' i concetti di base.
"Non si può dire che sia un bene, non si può dire che sia un male, non si può dire che sia umano o non umano. Ma questa è la nuova legge della natura, e noi dobbiamo adattarci." 
E per quanto tali scenari possano ad oggi apparire fantascientifici o assurdi e impossibili, penso che un giorno o l'altro l'uomo sarà costretto ad un cambiamento radicale, sia perchè stiamo tirando troppo la corda con le poche risorse che abbiamo, sia perchè la natura fa sempre il suo corso.

Film assolutamente consigliato, un prodotto quasi unico nel suo genere.


Per concludere, ecco una delle scene più belle del film... Mi sono cacato in mano...

 
Le immagini riprodotte in questo video sono proprietà
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