Regia: Andrew Parkinson
Genere: Horror-Drammatico
Anno: 1998
Paese di produzione: UK
Prima recensione della serie "Zombies in Love". Uff. Per questa nuova trilogia inizierò recensendo il più squallido dei 3, al contrario della "PuTrilogia" da poco terminata.
TRAMA IN BREVE
Mark è uno studente attualmente impegnato in un dottorato. Un bel giorno va nelle campagne circostanti a prelevare dei campioni di muschio e si imbatte in una casa, palesemente diroccata e isolata, e ovviamente vi entra. La casa, come all'esterno, si presenta trascurata, sporca e malandata; sopra un materasso poggiato per terra c'è una ragazza in preda a convulsioni, orribilmente sfigurata e piena di piaghe e pustole. Mark la prende in braccio per portarla fuori dalla casa e soccorrerla ma la donna lo morde sul collo. Il ragazzo inizia così la trasformazione in zombie che lo porterà a nutrirsi di carne umana contro la sua volontà e ad abbandonare la fidanzata e il mondo a cui apparteneva, registrando su un nastro le fasi della metamorfosi fisica e mentale.
APPROFONDIMENTI con possibilità di spoiler
L'idea di base secondo me poteva essere molto carina, dato che la soggettiva della mente dello zombie è una linea narrativa pressochè inesplorata.
Ma...che cazzo ci fa uno zombie sperduto nelle campagne inglesi? A questa e a moltissime altre domande, sfortunatamente non avremo mai una risposta. E il primo bug del film dopo circa dieci minuti. Benissimo.
Ma andiamo per ordine. Le prime sequenze del film sono un'alternarsi tra un'intervista fatta da non si sa chi a Sarah, la fidanzata di Mark, e dei flashback, che compongono appunto la storia della metamorfosi del ragazzo. Dopo il morso si rifugia in una casa in periferia, conducendo una vita tra molte virgolette normale, assaltando le persone per cibarsi delle loro carni e masturbandosi di tanto in tanto sulle foto della sua fidanzata.
In più...aspetta...masturbandosi di tanto in tanto sulle foto della sua fidanzata. Con tanto di musica di carillon in sotto fondo.
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3...2...1...VIA!!! |
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ok
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Non esce quasi mai di casa, a parte per fare spesa e per procurarsi il cibo, e studia e registra il cambiamento del proprio corpo, analizzando i sintomi della fame e della necrosi, bubbone dopo bubbone.
Ah, giustifica pure il fatto che vive senza lavorare, perchè ruba i soldi delle sue vittime; il regista/sceneggiatore/produttore (sempre la stessa persona) è molto attento a certe cose.
Praticamente c'è poco altro da dire perchè da qui in poi il film è solo un susseguirsi di incubi di lui che mangia la sua ragazza, scene di masturbazione (fortunatamente non esplicite), scene di cannibalismo vario, pustole, piaghe et altri bubboni.
Pur essendo un film del 1998, sembra fatto almeno dieci anni prima. La fotografia è sporca e anonima, l'effettistica (basata sul make-up) è abbastanza banale, le scene splatter sono mediocri.
E' molto noioso da guardare, non ci sono nemmeno scene splatter a caso, di quelle che ti fanno ridere. E' una tragedia in chiave zombesca scritta molto male.
Vorrebbe davvero far commuovere ma proprio non ce la fa: troppo smielato in certi punti, dialoghi banali, la recitazione non è granchè. Tutte queste cose insieme rendono un film potenzialmente bello, espressivo e originale una gran puttanata; e mi dispiace davvero davvero tanto.
Il regista sembrerebbe aver preso spunto e ispirazione dal film La Mosca (The Fly, di David Cronenberg, 1986) che se non avete visto ve lo consiglio caldamente. Inutile dire che I,Zombie non ci si avvicina nemmeno lontanamente.
Ah, alla fine la sua ragazza si mette con un altro e smette di cercarlo.
Mark, ormai prossimo ad uno stadio pressochè larvale, divenuto un ammasso di carne marcia, decide di suicidarsi.
Potevi farlo prima.
SCENA IPERSQUALLIDA
Una scena che ho accuratamente evitato di citare per lasciarla come ciliegina sulla torta, è l'ultima scena di masturbazione. Ormai in pieno stato di putrefazione cosa potrebbe accadere se non che gli rimanga il pene in mano? Letteralmente...
Non preoccupatevi, non metterò l'immagine qui sul blog, non voglio denunce nè infarti sulla coscienza.
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E non dite che non vi voglio bene.